Viaggio al centro dell'Europa - sulle sponde di un antico lago tra Macedonia del Nord e Albania
- elenacarluccio88
- 29 gen
- Tempo di lettura: 6 min
Questo viaggio è nato quasi per caso, dalla lettura di un libro.
È iniziato con labirintici cavi elettrici e con i clacson di una Tirana troppo confusionaria. È terminato lasciando nel cuore quella nostalgia sottile, tutta balcanica.
Tra questi due estremi c’è il lago, il più antico e profondo d’Europa, incastonato come in diamante e conteso da Albania e Macedonia del Nord, un confine ideologico e immaginario che conoscono solo gli uomini.
Nonostante sia inverno la coda per superare il confine di Kafasan è interminabile. Il poliziotto di frontiera con dei lunghi baffi ci blocca dopo più di un’ora di coda e ci fa tornare indietro. Per entrare in Macedonia del Nord è necessaria la green card. La recuperiamo in fretta, paghiamo un uomo ad un gabbiotto e oltrepassiamo la sbarra.
Pian piano che entriamo in questa terra iniziamo a scorgere per la prima volta quel lago sognato a lungo, scintillante di luce, che ci accoglie in una bellissima giornata di sole che solo dicembre sa regalare.
Struga
A Struga non si può fare altrimenti. Se si passa da Marshal Tito intorno a mezzogiorno si viene fagocitati senza quasi accorgersene dal suo enorme mercato, che sembra insinuarsi dappertutto. Qui ho visitato davvero uno dei bazaar più polverosi e veri di tutti i Balcani, chiuso in un buio capannone di cemento, fitto di metri quadri e metri quadri di generi alimentari dei più insoliti, con verdure mai viste prima.
A Struga non si può fare altrimenti anche di ascoltare il canto del muezzin: giunge forte e chiaro sul lago, mentre mille gabbiani si alzano in volo.
È un suono che mi porta immediatamente con i piedi per terra:
sono
finalmente
tornata
nei Balcani.
Kostantin Miladinov, il più grande poeta macedone del ‘900, nato a Struga, forse aveva in mente proprio questo suoni e questi paesaggi quando compose "T'ga za Jug" – Nostalgia per il sud, quando il lago era troppo lontano dai suoi occhi.
La sua poesia la leggo in ogni dove: nei fili elettrici scoperti e aggrovigliati, nelle Zastava tirate a lucido parcheggiate in doppia fila, nel volto di un imbianchino che torna a casa stanco con una busta di mele verdi, nei baci di anziane signore ai vetri delle antiche icone della Chiesa di San Giorgio, nelle cime innevate e fiere del monte Galičica
all’orizzonte. È una poesia che parla a nome di tutte le latitudini del sud e mi sembra di conoscerla da sempre.
Ocrida
Prima di vedere Ocrida avevo sentito un gran parlare di lei. L’antica Lychnidos era un’importantissima tappa la via Egnatia, che da Brindisi raggiungeva i Balcani, attraversava la Grecia continentale, per giungere infine a Costantinopoli. Raggiungerla per me è stato come entrare in una bolla: la sua bellezza è disarmante. Si avverte un’energia fortissima intorno al lago: è una sensazione di qualcosa che di vivo, di puro, di incontaminato e al tempo stesso di instabile, di vulnerabile, di qualcosa che può accadere all’improvviso e cambiare la linea della storia, di qualcosa si può sgretolare tra le mani da un momento all’altro.

Raggiungiamo le sponde del lago ancora una volta, al tramonto, in punta di piedi, su passerelle di legno che lambiscono le case bianche e spioventi del centro e con i salici piangenti le cui fronde nuotano nell’acqua. Dalle montagne che costellano l’orizzonte giungono venti ghiacciati.
Sulla riva ci accoglie una donna dolce e ci fa accomodare nel suo baretto spartano vista lago. Frigge al volo una decina di pesci appena pescati dal marito e ce li serve alla Ohrid way, con un limone, una birra skopsko e un tramonto infuocato.
Poi, passo dopo passo, raggiungiamo la Chiesa ortodossa di San Giovanni Teologo, dedicata all’apostolo che scrisse il Libro delle Rivelazioni, a picco sul lago immenso e senza tempo, abbarbicata sulla roccia, dove l’acqua sfavillava di cielo. E non siamo più andati via.
Sveti Naum
La mattina seguente raggiungiamo il monastero di Sveti Naum, uno dei luoghi di pellegrinaggio più noti di tutta la Macedonia. All’interno sono conservate le spoglie di San Naum (e si può ancora sentire il battito del suo cuore…). I viaggiatori affamati qui, fino agli anni '40, erano ricompensati da una grande quantità di focacce preparate dai monaci, pressate con un sigillo che donava buona fortuna. Poco lontano, la visione del Fiume nero (Crn Drim) è stupefacente. L’acqua limpidissima cela una vera e propria foresta ghiacciata: è facile salire su una delle tipiche imbarcazioni e vederla ribollire dal sottosuolo, mentre un gruppo di musicisti suona solo per noi struggenti musiche balcaniche.
Lin
Sotto una pioggia battente superiamo nuovi controlli alla frontiera e raggiungiamo la sponda albanese del lago. La pioggia ci costringe a saltare alcune tappe: il Parco Nazionale di Drilon (terra di mezzo tra l’Albania di Enver Hoxha che passava qui le sue estati, e la Yugoslavia del Maresciallo Tito), e i villaggi di Tushemisht e Pogradec. Il nostro obiettivo è arrivare a Lin prima che faccia buio. Il buio, in realtà, ci sarà per tutta la notte – la linea della luce è saltata in tutto il paese e non tornerà prima del giorno successivo. Poco male. Passiamo la sera nella guesthouse e ci facciamo coccolare, a lume di candela, dalla proprietaria che parla solo albanese stretto, con la quale ci capiamo a suon di gesti e sorrisi. Ci serve una cena memorabile, trattandoci come figli che tornano da un lungo viaggio.
Il giorno successivo ci svegliamo presto per fare una passeggiata tra le stradine del paese: è davvero piccolissimo, composto da antiche casette semidiroccate che affacciano su un’unica strada, la principale. Ogni casa ha l’accesso privato al lago ed è più facile vedere gli abitanti di questa comunità muoversi con una barchetta a remi piuttosto che a piedi. Difficilmente si incontra un centro abitato così in armonia con la natura che lo circonda.
Ogni cosa a Lin ha un che di desolato e malinconico, come se qui tutti aspettano tempi migliori da sempre, come se qui si aspetta semplicemente che accada qualunque cosa.
Incontriamo un vecchietto con il suo asinello, una piccola moschea, una nonnina con il fazzoletto in testa che raccoglie il bucato, un signore chino a sistemare il suo orto, alcuni anziani a giocare a carte in un fumoso baretto, altri a vendere verdure in salamoia ai crocicchi delle strade su strani carrettini che faticano a stare in piedi.
Lin è circondata da promontori e scenari davvero idilliaci, da scalare ed esplorare, ricchi di tesori. Ohrid è lì di fronte, dall’altra parte della frontiera, ma è ormai una visione lontana, è già ritornata nel mondo onirico dal quale era arrivata.
L’idea di questo viaggio è nata durante la lettura del libro “Il lago: Ritorno nei Balcani in pace e in guerra” di Kapka Kassabova (Crocetti editore 2022). Dopo anni di viaggi nei Balcani, quel libro mi ha spinto a conoscere ancora e meglio queste terre, a decostruire tutte le certezze che avevo guadagnato a fatica e guardarle con nuovi occhi. Mi ha fatto innamorare di un luogo piccolo e remoto, ricchissimo, prima ancora di conoscerlo. Un luogo che sembra lontano anni luce dal nostro mondo veloce occidentale, eppure si trova ad un tiro di schioppo da casa, in un viaggio vicino ma lontano che ospita paesaggi epici e storie intense. Ho incontrato i personaggi di quel libro, in carne ed ossa e, senza saperlo, mi hanno accompagnata e presa per mano, in quei luoghi magici.
(Per le strade albanesi)
(Per le strade macedoni)
Per le strade intorno ad un lago.
Mrizi i Zanave
Bulevardi Zhan D'Ark, Tiranë, Albania
Ristorante di cucina tradizionale albanese con prodotti di loro produzione provenienti dalle montagne, a due passi dal Ponte dei Conciatori. Il titolare è molto disponibile e simpaticissimo: di tanto in tanto gira fra i tavoli, offre una grappa e brinda assieme ai commensali.
Radio Bar Tirana
Rruga Ismail Qemali, Tiranë, Albania
Venite qui per bere un cocktail dopo cena nell’effervescente zona di Bbloku, in un posto dall’atmosfera nostalgica jugo, super affollato di local.
Fisherman's House Kaneo
Ohrid boardwalk, Ohrid, Macedonia del Nord
Ristorantino a conduzione familiare di una famiglia di pescatori, piccolo gioiello nascosto nei vicoli di Kaneo, sulla sponda del lago (letteralmente). Pesce appena pescato e patatine per un autentico aperitivo macedone.
(Aggiornamento: Purtroppo, il ristorante ha recentemente chiuso l’attività).
Kaneo restaurant
Kocho Racin 43, Ohrid, Macedonia del Nord
Uno dei ristorantini più raffinati della città. La strada per raggiungerlo costeggia il lago e di notte, con il buio, è particolarmente suggestiva. D’estate ha i tavolini sulla spiaggia, d’inverno vi riscalderete con buonissime zuppe.
Fort café
Kuzman Kapidan, Ohrid, Macedonia del Nord
Dopo una passeggiata nella parte alta di Ocrida, a pochi passi dalla Fortezza di Samuele, potete fare una sosta in questo bel caffé pieno zeppo di anticaglie e foto del Maresciallo Tito alle pareti, il panorama spazia su tutta Ocrida.
Restaurant Ostrovo
Monastery of St. Naum, Macedonia del Nord
Dopo un giro in barca sul Fiume nero è ideale fermarsi qui a mangiare qualcosina, in un posto tranquillo, con musicisti che suoneranno per voi. D’estate deve essere davvero incantevoIe, con la possibilità di mangiare su piccole palafitte direttamente in acqua.
HOUSE 1960
Rruga e Linit 111 Lin, Albania
Questa guesthouse è un’oasi nel deserto: luminosa, accogliente, piena di verde e dotata di tutti i comfort. Come se non bastasse ha una vista mozzafiato sul lago e i proprietari, Merita e Emerim, sono infinitamente gentili. Si può scegliere di cenare in struttura con ricette tipiche di pesce preparate dalla bravissima padrona di casa. Le petulle (frittelle) fatte al momento per la colazione sono divine, accompagnate da una buonissima marmellata di fichi. C’è un parcheggio privato, ma armatevi di pazienza perché la strada è stretta. Imperdibile!
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