On the road in Lettonia: spunti per un itinerario
- elenacarluccio88
- 4 nov 2023
- Tempo di lettura: 6 min
Aggiornamento: 27 feb 2024
"Che ci fai su questa nave?" mi chiese in inglese uno dei doganieri.
"Volevo vedere il Mar Baltico", risposi assonnato.
"Perché? Cos'ha di speciale?"
"Secondo i marinai è il più bello di tutti".
"Mai notato".
"E' la luce ad essere speciale. Morbida e calda. In autunno si infiamma".
J. BROKKEN, Anime baltiche

Estate 1989. Ultimi giorni di agosto. Il sole è ancora alto nel cielo. L’aria fresca profuma di qualcosa che si attende da tempo.
Alle 19 in punto due milioni di estoni, lettoni e lituani escono di casa fieri e scendono nelle strade, si prendono la mano l’un l’altro e formano una catena ininterrotta di vite lunga 600 km, da Tallinn a Vilnius, passando per Riga. Dolci anziane babuske, giovani donne con i loro bambini, uomini d’affari e contadini, indossano abiti tradizionali, hanno in mano fiori, bandiere e una grande speranza per un futuro migliore.
Sulla carta sono abitanti dell’Unione Sovietica, ma quel giorno protestano silenziosamente e pacificamente per non esserlo più. Sognano il ripristino di libertà e indipendenza da una forzata invasione.
Questo video è un ricordo di quel giorno ed è un gioiello:
Qualche anno fa ho fatto un viaggio nei Baltici che ha ripercorso il cammino di quella catena di civiltà e pace.
È stato un viaggio on the road di quasi 2 settimane d’autunno, con 3 amiche, una Toyota Yaris semi scassata e i cormorani in testa a guidare il cammino. Strade sterrate che sembravano non finire mai, confini da attraversare, foreste di betulle e paesaggi solitari dal finestrino.
Oggi vi porto tra i ricordi che ho di Estonia, Lettonia e Lituania, malinconici e indimenticabili. Alcuni sono così belli che faccio fatica a credere di averli vissuti davvero, o se siano stati un sogno.
Una cosa è certa: andateci prima che tutti scoprano quest’angolo meraviglioso e ingiustamente dimenticato d’Europa.

Rīga: la sorella oscura
Alcuni sostengono che Riga sia la Parigi dell’Est.
Lasciateli perdere.
La vera anima della città è ruvida, degradata e super sovietica. Per comprendere un po’ delle sue sfaccettature servono almeno 2 giorni, altrimenti potreste uscirne un po’ intontiti e con le idee confuse.
Riga merita una sosta.
Abbiamo attraversato il confine lettone sotto la pioggia battente. Dal finestrino dell’auto vedevamo il blu scuro del cielo, il verde dei boschi, insieme al grigio e al nero delle betulle che ci sfrecciavano davanti. Siamo arrivate a Riga con il buio e il primo impatto con quest’antica città portuale non è stato proprio come immaginavamo. L’appartamento si trovava in un vecchio condominio sovietico grigio, in quartiere all’apparenza malandato e tetro. Per raggiungere il centro abbiamo attraversato vialoni freddi insieme a tram blu e bianchi arrugginiti, casermoni in legno o lamiera fatiscenti, architetture imponenti e sinistre.
Senza saperne nulla eravamo a Maskavas (o Maskačka), il quartiere della piccola Mosca, incredibilmente a due passi dal centro tirato a lucido, dove due abitanti su tre sono russi (e spesso apolidi).
Il simbolo del quartiere non poteva che essere un mastodontico edificio sovietico del dopoguerra soprannominato “la torta di compleanno di Stalin”. Quando fu costruito il Palazzo dell’Accademia lettone delle Scienze, con i suoi 108 metri di altezza, non solo fu il più alto in città, ma anche uno degli edifici in cemento armato più alti al mondo (simile alle Sette Sorelle di Mosca e altri edifici enormi voluti dallo smisurato ego di Stalin in giro per le repubbliche dell’URSS). Sulla facciata si scorgono ancora i bassorilievi con la falce e il martello sopravvissuti alla damnatio memoriae post 1991. Vederlo di notte è alquanto inquietante - con le sue luci rosse lampeggianti nell’oscurità.
Di colpo sembra di fare un balzo indietro nel tempo.

Il luogo veramente immancabile, il ventre di questa città, è il meraviglioso ed enorme Mercato centrale (Centraltirgus). Quando l’abbiamo visitato era uno dei più autentici di tutta l’Est Europa: non c’erano turisti e i venditori non sapevano pronunciare nemmeno una parola in inglese, qui sembrava davvero che il tempo si fosse fermato al 1991. Si trova vicino alla stazione centrale, allestito negli Zeppelin, 4 hangar anni ’20 collegati tra loro, dove vennero costruiti i dirigibili tedeschi della prima guerra mondiale. Ogni hangar è dedicato in maniera quasi nostalgica ad un settore alimentare specifico ed è tutto pulitissimo e super ordinato. Il più pittoresco è quello del pesce con banchi ricolmi di salmone, caviale, aringa affumicata ovunque, uova di pesce volante, pesci ancora vivi di mare o di fiume, ma anche alghe all’aglio. E poi ancora negli altri hangar frutti di bosco come se non ci fosse un domani, vasetti ricolmi di miele autoprodotto, boccacci di vetro con qualsiasi ben di dio in salamoia, come gli immancabili cetrioli e rafani. Tra le bancarelle frotte di anziani che trascinavano i loro carrellini, cercando qualche buona offerta in giro.
Lì dentro avrei trascorso ore e ore a scovare meraviglie con in sottofondo l’odore acre delle salamoie che pizzica le narici, ma anche del pane caldo appena sfornato. Spero davvero non sia cambiato di una virgola e non nascondo che sarebbe il primo posto in cui tornerei a Riga.

Basta camminare una decina di minuti per conoscere una Riga completamente diversa, inaspettata. La Vecriga, il centro storico, è stato pesantemente ripulito e restaurato (forse un po’ troppo), ma ha delle architetture davvero da non perdere come la famosa Casa delle Teste Nere, il Monumento ai fucilieri lettoni che rende omaggio a un corpo militare dell’Armata Rossa, la coloratissima piazza di Livu Laukums ricca di magnifici edifici settecenteschi, le Case dei Tre Fratelli e infine per chiudere il cerchio una passeggiata alla ricerca delle architetture Judenstil dell’architetto Ėjzenštejn (che per uno strano caso del destino era il padre di Sergej Ėjzenštejn, il regista della Corazzata Potëmkin!). L’architetto cambiò nettamente il volto di Riga ad inizio ‘900, la trasformò in una città elegante, in grado di competere con Vienna, con facciate sfarzose, portali mozzafiato e ricche sculture di sirene e ninfe che decoravano a macchia d’olio un intero quartiere. Non sarà difficile scovare i suoi edifici tra Alberta Iela, Elisabetes iela e Strelnieku iela. Oggi sono architetture rinate, tutelate, abitate dalla Riga bene e si farà un po’ di difficoltà a pensare che durante il periodo di regime comunista questi quartieri conobbero un rapido declino. Le autorità comuniste detestavano questo stile troppo borghese e così queste case vennero requisite e riconsegnate a famiglie povere e numerose per farle andare in malora rapidamente.

E adesso segnate il nome di una zona poco o per niente battuta della città. Perché dopo tutta questa bellezza bisogna ritornare con i piedi per terra e ricongiungersi con il lato oscuro, nel tetro quartiere operaio di Agenskalns. Prendete un tram e raggiungete l’altra sponda della Duagava attraversando l’iconico ponte Vanšu tilts. Qui verrete riportati bruscamente all’atmosfera di un tempo perché è uno dei pochi quartieri non distrutto dalle bombe della seconda guerra. Godetene appieno di quelle casette di legno sgangherate, non credo rimarranno ancora a lungo così.
Il palazzo di Rundale
Lasciamo la capitale alle nostre spalle e ci intrufoliamo nella radiosa campagna lettone, fatta di boschi verdi, fattorie, campi di pannocchie, qualche venditore di lamponi e mirtilli e strade piene di buche.
Ci intrufoliamo in questa bellezza per visitare il sontuoso palazzo di Rundāle che sotto una leggera pioggia di ottobre ci appare come una reggia immensa, incantata, senza fine. La sua storia, le sue sale d’oro, i suoi specchi, la sua atmosfera ovattata, e i suoi verdi giardini pieni di pozzanghere sono stati il mio ultimo sguardo sulla Lettonia.
E poi via, si va in Lituania.

Per le strade della Lettonia
K7 Apartment, Kraslavas iela 7, Rīga
Appartamento con parcheggio gratuito nel quartiere russofono. Moderno, accogliente ed economico.
Skyline bar, Elizabetes iela 55, Rīga
Il miglior panorama su Rīga? Dal 26esimo piano del Radisson blu hotel Latvija. Di qui si vede la cupola dorata della Cattedrale della Natività di Cristo, il Monumento alla libertà Milda e in lontananza le inconfondibili silouettes della Biblioteca Nazionale e del Railway bridge.
Depo Klub, Vaļņu iela 32-30, Rīga
Locale leggendario in centro, vissuto dalla Rīga alternativa rock e metal. Sicuramente da visitare per l'atmosfera anni ‘90 o per ascoltare musica live al piano seminterrato quasi ogni sera. Noi l’abbiamo scoperto per caso e ci siamo tornate più di una volta.

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